di Ario Corapi
commento per immagini
di Dario Coppola
Il primo semestre dell'anno accademico 2011/2012 volge al termine e la
sessione esami invernale si appresta a partire, ma all'Università degli
Studi di Torino continuano a far parlare i problemi relativi
all'organizazzione e al bilancio dell'Ateneo.
La
questione che ha tenuto banco nelle ultime settimane riguarda le
difficoltà dell'EDISU (Ente Regionale per il Diritto allo Studio) nel
fare fronte, tramite i finanziamenti della Regione Piemonte, a tutte le
richieste per le borse di studio di quest'anno. A nulla sono serviti i
25 milioni di euro reperiti in extremis dalla Regione per
finanziare il bando di quest'anno e infatti soltanto il 30% delle
richieste per le borse di studio di quest'anno sono state esaudite, il
rimanente 70% degli studenti rimasti a bocca asciutta dovrà arrangiarsi
con quello che ha.
La situazione attuale dell'EDISU non promette nulla di buono neanche per
l'anno prossimo, tant'è vero che all'interno della giunta regionale c'è
chi ipotizza una possibile apertura ai privati (fondazioni bancarie e
aziende) nella compagine dei finanziamenti delle borse di studio, ma tra
gli studenti c'è chi giustamente si chiede che cosa ne rimarrà della
funzione sociale delle borse di studio una volta che saranno i privati a
finanziarle considerato che di questo passo esse rischiano di diventare
dei mutui ipotecari sul futuro piuttosto che delle agevolazioni alla
vita dello studente.
Che dire poi del nuovo statuto dell'Ateneo approvato nel mese di ottobre dalla Commissione Statuto presso il Rettorato?
Alla fine si è vista prevalere la linea del Rettore Pelizzetti e dei
suoi collaboratori, la quale ha fortemente danneggiato il ruolo degli
studenti all'interno degli organi di rappresentanza; nel vecchio statuto
dell'Ateneo gli studenti avevano diritto ad eleggere 8 rappresentanti
presso il Senato Accademico e 3 presso il Consiglio di Amministrazione,
ora con il nuovo statuto i posti riservati agli studenti saranno 6
presso il Senato Accademico e 2 presso il Consiglio di Amministrazione e
come se non bastasse il seguente statuto prevede anche che il Rettore
possa esercitare maggiore pressione nei confronti del Senato Accademico
circa le nomine dei membri esterni da far entrare nel Consiglio di
Amministrazione.
In parole povere con il nuovo statuto gli studenti, pur rappresentando la stragrande maggioranza della
"popolazione universitaria", conteranno di meno ed avranno decisamente
poca voce in capitolo sull'amministrazione dell'Ateneo e saranno
costretti
a subire la linea del Rettore e dei suoi collaboratori, che al
contrario rappresentanto un'esigua minoranza della "popolazione
universitaria". A giudicare dalla situazione vien da chiedersi a cosa
sia servito tutto l'ostruzionismo portato avanti da "Studenti
Indipendenti - Collettivo Bonobo", movimento studentesco interno
all'Università di Torino, che per tutta l'estate ha fatto demagogia su
tale questione e ha promesso battaglia e opposizione contro la linea del
Rettore, a giudicare dal risultato finale si direbbe che tutta
quell'opposizione non ci sia stata e tutta quella demagogia non sia
servita a nulla.
Un ultimo aspetto sull'organizzazione dell'Ateneo torinese riguarda
l'organizzazione del carico didattico e delle sessioni di esame, fra gli
studenti aumentano le polemiche sul carico didattico sostanzioso con
troppi esami da sostenere in troppo poco tempo e infatti c'è chi
rimpiange i tempi della vecchia sessione esami di aprile che si teneva a
metà del secondo semestre fino a 2 anni fa.
L'esigenza di ripristinare la sessione di aprile si sente
particolarmente a Giurisprudenza e a Scienze Politiche dove gli studenti
di alcuni corsi di laurea si ritrovano a dover seguire 7 corsi in 1
anno, di cui 2 nel primo semstre e addirittura 5 nel secondo semestre.
Ora, come si può pensare che gli studenti possano preparare 5 esami in
un semestre superandoli tutti durante un'unica sessione della durata di
circa 2 mesi (giugno-luglio)?
E pensare che 2 anni fa l'abolizione della sessione esami di aprile suscitò la soddisfazione di
buona parte del corpo docenti proprio di Giurisprudenza e di Scienze
Politiche, quindi allora vien da pensare che siano stati proprio i
professori a volere l'abolizione di questa sessione.
Ma
allora siamo proprio sicuri che la sessione di aprile sia stata abolita
per rendere il percorso formativo "più severo" e "più meritocratico"?
Non sarà mica che la sessione è stata abolita semplicemente perché
alcuni professori non hanno voglia di fare il lavoro per il quale
vengono pagati (con le tasse degli studenti)?
Perché gli studenti devono ricevere un servizio in meno - nonostante quello che pagano in tasse -
solo perché certi professori non hanno voglia di fare il loro lavoro?
Riflettendo su quanto detto fin qui, chissà cosa ne pensa di tutto ciò
il neo-ministro dell'Università, nonché Magnifico Rettore del
Politecnico di Torino, Francesco Profumo che in più di un'occasione ha
affermato di avere a cuore il futuro accademico di Torino...
Ario Corapi
Segretario dell'Associazione Quintiliano,
studente di Scienze Politiche
all'Università degli Studi di Torino